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Evoluzione delle token offerings: dalle ICO alle IEO e STO

token sale

Nel 2017 si iniziava ad avere un interesse crescente per Bitcoin e le criptomonete, pochi però erano a conoscenza della tecnologia Blockchain e un numero ancora minore di persone sapeva cosa fosse una ICO (Initial Coin Offering). Nonostante storicamente si parli di ICO sin dal 2013 con Mastercoin e dal 2014 con Ethereum, a livello internazionale il fenomeno delle ICO ha iniziato a esplodere dal mese di maggio 2017. Sin da allora si capì che erano presenti delle criticità intrinseche alla natura delle token offering: potevano essere considerate come delle operazioni non regolari di raccolta fondi, in quanto nel 2017 non esisteva alcun tipo di regolamentazione specifica. Eppure il potenziale rivoluzionario delle ICO affascinava e l’entusiasmo andava crescendo mese dopo mese.

ll mercato delle ICO, a causa di un eccessivo entusiasmo ma purtroppo anche di vere e proprie truffe, vide la crescita della bolla speculativa, scoppiata nei primi mesi del 2018, portando successivamente ad una drastica riduzione della quantità di ICO pubblicate.
A distanza di due anni dall’apice del fenomeno ICO, una vera epoca storica per la velocità di sviluppo del settore Crypto, ci troviamo ora in un contesto molto diverso, in cui sempre più paesi stanno regolamentando le offerte al pubblico di token, rendendole operazioni perfettamente legittime, e riconoscendone l’innovatività.
La maturazione del settore ha portato oggi ad un mutamento sostanziale della token offerings, inquadrabili in tre diverse tipologie: ICO, IEO, STO.

Si è partiti con le ICO

Le ICO sono nate dall’idea che un token, ovvero una rappresentazione digitale di valore, possa essere il carburante che muove un innovativo modello di business, o che consente il funzionamento di un prodotto tecnologico, o alimenta un network e sostiene un servizio decentralizzato. Il token come abilitatore, come elemento essenziale che sostiene e porta valore aggiunto ad un prodotto o servizio costruito, in tutto o in parte, al di sopra di un protocollo di tecnologia blockchain.
In questo senso e con questa promessa, il token non avrebbe elementi di speculazione intrinsechi, ma semplicemente conseguenti alla sua diffusione ed alla sua programmata scarsità. Su questo stretto spazio si è giocata la legittimazione delle ICO, a prescindere dal fatto che i progetti fossero in buona fede o mossi puramente dalla bramosia di una facile raccolta di denaro.
Quello che è accaduto sul mercato, è che oltre il 90% dei progetti di ICO non sono mai stati realizzati o, ancor peggio, si sono rivelati delle truffe. Non perchè il paradigma della ICO avesse qualcosa di fondamentalmente sbagliato, ma perchè si è rivelato molto difficile da concretizzare con risultati soddisfacenti che potessero giustificare quelle enormi raccolte di denaro.

Arrivano le IEO

Con le IEO (Initial Exchange Offering) si è passati da una fase in cui tante sconosciute startup offrivano i propri token direttamente sul mercato, ad una nuova fase in cui viene operata una selezione, un filtro da parte degli Exchange, che in qualche modo si fanno ora garanti della serietà e bontà dei progetti legati alla token offering. E per ricoprire questo ruolo gli Exchange chiedono una fee che incide sul budget dei progetti, calcolata in base alla forza e visibilità dell’Exchange sul mercato, oppure investono loro stessi nel progetto, per accrescere e rafforzare il proprio ecosistema.

STO come punto d’arrivo?

Se nelle ICO e IEO i token sono tipicamente degli utility o payment tokens, oppure dei token ibridi dove però prevalgono gli aspetti sopra citati, nelle STO (Security Token Offering) i token hanno caratteristiche di tipo finanziario che li rendono soggetti alla normativa dei mercati finanziari. Si tratta di una differenza sostanziale, un vero e proprio spartiacque che stabilisce molti aspetti decisivi relativi all’emissione, vendita, gestione e trasferimento dei token. Se un token viene identificato come security il livello di regolamentazione a cui è soggetto è molto maggiore, sia per l’azienda emittente sia per gli investitori che intendono acquistarlo e poi successivamente scambiarlo sul mercato.

In prospettiva appare evidente una competizione fra i diversi stati, combattuta attraverso normative favorevoli alla token economy, in grado di attirare le aziende e gli investitori a localizzarsi in quei territori che appaiono più rapidi e seri nel recepire le potenzialità della tecnologia blockchain. Per converso paesi come gli USA, che storicamente avevano guadagnato una posizione di vantaggio nell’economia del web, e dato vita a colossi mondiali come Amazon, Facebook, Google, Apple, rischiano per la loro cautela di perdere la leadership nella nuova economia decentralizzata.

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